L’editoriale della Presidente
di: admin_gxA distanza di quattro anni, l’Ordine dei Geologi del Lazio ha voluto incontrare gli iscritti nel suo appuntamento istituzionale: l’Assemblea Generale.
L’appuntamento, avvenuto nella prestigiosa Aula Magna del Rettorato dell’Università Sapienza, è stato organizzato anche con l’intento di accogliere tutte le figure, istituzionali e non, che operano nell’ambito della Professione del Geologo. Quest’anno il tema ha riguardato “I dati territoriali a supporto della professione del geologo”, tema ampio, che ha voluto porre l’attenzione su diversi aspetti che riguardano la nostra professione, in particolare la condivisione dei dati, di strumenti, di azioni, che spesso sono alla base delle nostre attività professionali quotidiane e che coinvolgono liberi professionisti e professionisti operanti nelle pubbliche amministrazioni, nelle Università, negli enti di ricerca e nelle aziende private.
Il coinvolgimento di tutte le figure professionali, che operano nei diversi settori del mondo della geologia, intendeva sottolineare anche la necessità, ormai non più derogabile alla luce dei numeri che riguardano le iscrizioni alle Università e all’Albo OGL, di fare squadra, di operare in sinergia, di costruire un progetto comune di rilancio della nostra professione. Gli interventi dovranno sicuramente avere molteplici direzioni, a partire da un’azione incisiva che deve riguardare i piani di studi delle scuole superiori, dove, a seguito della riforma Gelmini, sono state distrutte le singole identità delle diverse componenti delle scienze naturali, prima fra tutte quella geologica.
In un paese in cui, a seguito di eventi naturali che possono generare disastri in quelle aree di territorio che non hanno seguito processi di pianificazione oculati, la figura del geologo dovrebbe essere la professione di riferimento sulla quale investire, di fatto, riforme strutturali avventate e non lungimiranti ci hanno catapultato in una situazione in cui, a fronte del tanto lavoro che ci sarebbe da fare per la messa in sicurezza del nostro paese, ci sono pochi geologi, di cui la gran parte in età non troppo distante dal limite di pensionamento.
Gli ultimi eventi tragici di Ischia ci hanno fatto capire, ancora una volta, purtroppo, come anche i dati che supportano la politica e le azioni di pianificazione del territorio devono essere considerati uno strumento fondamentale per la messa in sicurezza del nostro territorio, messa in sicurezza intesa come attività di prevenzione e di mitigazione delle criticità, tenendo, però, in dovuta considerazione, una indicazione che arriva da tutti gli addetti ai lavori: questi dati devono essere aggiornati in continuo. Invece, occorre purtroppo sottolineare che questo è un altro ambito dove non vengono assegnate risorse economiche; il Progetto CARG, avviato alla fine degli anni ’80 e non ancora concluso, è diventato il simbolo della non attenzione che la politica pone allo studio del nostro territorio.
All’interno del PNRR il termine più presente nelle azioni da intraprendere è “digitalizzazione”, quindi il concetto di interoperabilità di dati e di informazioni deve essere considerato la chiave della trasformazione digitale, in tema di politiche del territorio, nel nostro Paese. Questo concetto, inquadrato nel nostro ambito lavorativo, al fine di permette alle organizzazioni e alle persone di collaborare in piena sinergia condividendo i dati in maniera veloce, efficace e sicura, deve riguardare l’aggiornamento e la circolarità di tutte le banche dati che vengono prodotte e realizzate per le tematiche di nostro interesse.
Con la strumentazione e tutte le nuove tecnologie, che solo qualche anno fa era impensabile di potere utilizzare, abbiamo a disposizione oggi metodologie all’avanguardia sia per le indagini dirette che per le indagini indirette, da intendersi quale supporto migliorativo per la nostra professione e non certo sostitutivo, a patto che si possa operare con dati aggiornati e dialoganti/congruenti tra di loro; l’obiettivo deve essere quello di annullare quella frammentazione e quel discontinuo mapping che spesso riscontriamo. Inoltre, questa strategia permetterebbe di creare nuovi spazi di azione con nuove tematiche da approfondire in gruppi interdisciplinari, che troverebbero la figura del geologo quale professionista con capacità e preparazione difficilmente sostituibili.
All’interno del PNRR si parla anche di semplificazione ed in particolare si sta provvedendo in questi giorni alla la revisione del Codice dei Contratti; è, infatti, già disponibile sul sito del Ministero lo Schema definitivo di Codice dei contratti pubblici in attuazione dell’articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78, recante “Delega al Governo in materia di contratti pubblici” (https://www.giustizia-amministrativa.it/-/schema-del-codice-dei-contratti-pubblici-elaborato-dal-consiglio-di-stato). Da una prima lettura del documento prodotto dal Consiglio di Stato, la semplificazione più evidente che è stata introdotta riguarda la riduzione dei livelli di progettazione.
Su questo tema dobbiamo a gran voce sottolineare la necessità e l’impellenza di integrare il nuovo Art. 41 della PARTE IV DELLA PROGETTAZIONE – Livelli e contenuti della progettazione – non solo con la lettera, già contenuta nell’art. 23 del D. Lgs. 50/2016, «i) la compatibilità geologica, geomorfologica, idrogeologica, sismica dell’opera», ora eliminata, ma anche con l’esplicito richiamo alla Relazione geologica, quale elaborato minimo da predisporre, questo nell’ottica di consolidare la qualità progettuale e la conseguente sicurezza dell’opera da realizzare, soprattutto se si tiene conto che nel PFTE potrà essere condotto un confronto comparato tra differenti alternative progettuali, per le quali verranno eseguite valutazioni tecniche che non possono prescindere dalla definizione di un puntuale modello geologico di riferimento. Inoltre, occorre tenere in considerazione anche il fatto che il PFTE, così come ridefinito, dovrà necessariamente contenere tutti gli elementi finalizzati all’espletamento del Permitting e della Gara di Appalto, visto che la successiva fase di progettazione sarà direttamente quella esecutiva.
La mancata redazione della Relazione Geologica in sede di PFTE porterebbe, in sede di progetto esecutivo, a considerare questo importante elaborato, mero elemento di completamento del dossier progettuale, senza alcuna possibilità di orientare le scelte tecniche; elaborato, inoltre, redatto potenzialmente in regime di sub-appalto, ormai pressoché legittimato.
Ci troviamo, quindi, al paradosso in cui mentre tutto il paese, politica compresa, chiede di porre in essere azioni che contribuiscano alla messa in sicurezza dei nostri territori, di contro vengono prodotte norme attraverso le quali si rischia di andare in deroga a quegli interventi che garantiscono i necessari approfondimenti di indagine propedeutici ad un corretto intervento sul territorio.
In conclusione, grandi sfide ci attendono, sfide che, certamente, non possono essere condotte senza il supporto di tutti i soggetti che praticano la PROFESSIONE del GEOLOGO, libera e non.
Questo è un richiamo ad una presa di coscienza degli addetti ai lavori; occorre cambiare approccio ed intercettare un nuovo modo di essere geologo nel terzo millennio ed un nuovo modo di fare valere la nostra professionalità.
La Presidente
Geol. Simonetta Ceraudo