Quale laurea fa lavorare subito: i dati pubblicati dai giornali raccontano la verità?
di: Simonetta CeraudoQuesto contributo nasce con l’obiettivo di offrire ai lettori una riflessione basata su dati oggettivi e aggiornati circa la condizione occupazionale dei laureati in Italia. Il Rapporto AlmaLaurea 2025, integrato da specifiche analisi settoriali, consente di tracciare un quadro dettagliato delle prospettive di inserimento lavorativo post-laurea.
È importante sottolineare che, negli articoli pubblicati su quotidiani e riviste generaliste, la laurea in Scienze della Terra e Scienze Geologiche raramente viene messa in evidenza, nonostante rivesta un ruolo fondamentale nella gestione del territorio, nella prevenzione dei rischi naturali e nella pianificazione. Con questo articolo si intende colmare tale lacuna, proponendo una visione complessiva che, accanto al quadro generale, valorizzi anche la realtà della formazione geologica in Italia.
Occupazione in crescita
Secondo il Rapporto AlmaLaurea 2025, che considera l’insieme dei laureati italiani di primo e secondo livello, il tasso di occupazione raggiunge il livello più alto dell’ultimo decennio: 78,6% a un anno dal titolo. A cinque anni, l’occupazione supera il 90%: 92,8% per i laureati triennali e 89,7% per i laureati magistrali. Parallelamente, il tasso di disoccupazione scende da circa 10% a un anno al 3–4% a cinque anni.
Forme contrattuali: lavoro dipendente e autonomo
Sempre considerando tutti i laureati, i dati AlmaLaurea mostrano che:
– a un anno dal titolo, i contratti a tempo indeterminato interessano il 39,5% dei triennali e il 29,8% dei magistrali, mentre la restante quota è assorbita da contratti a termine, collaborazioni o lavoro autonomo;
– a cinque anni, tra i laureati di primo livello, il 73,9% lavora stabilmente come dipendente, mentre il restante si divide tra contratti flessibili e attività autonoma;
– tra i magistrali, il 54,6% è a tempo indeterminato, con una quota significativa che intraprende percorsi professionali autonomi o parasubordinati.
Retribuzioni
Per l’insieme dei laureati, le retribuzioni medie risultano essere le seguenti:
– a un anno: 1.492 € netti/mese per i triennali e 1.488 € per i magistrali;
– a cinque anni: 1.770 € netti/mese per i triennali e 1.847 € per i magistrali.
Più del 30% dei laureati italiani giudica tuttavia la retribuzione non adeguata alle competenze richieste.
Lavoro all’estero
Il 4–5% dei laureati italiani lavora all’estero sia a un anno che a cinque anni dal conseguimento del titolo. In questi casi, la retribuzione media supera i 2.200 € netti/mese, circa il 54% in più rispetto a chi resta in Italia.
Differenze tra atenei e aree disciplinari
I livelli di successo occupazionale variano sensibilmente tra gli atenei italiani. Alcuni esempi significativi:
– Università degli Studi di Pisa: per i laureati magistrali biennali e a ciclo unico, occupazione all’83,6% a un anno e al 93,4% a cinque anni, con retribuzione media netta di 1.909 €.
– Università della Calabria (Unical): occupazione al 71,1% a un anno e all’84,3% a cinque anni, con retribuzioni che crescono da 1.403 € a 1.676 €.
– Università di Tor Vergata (Roma): alcuni corsi magistrali, come Economia e Management, con occupazione all’84,9% a un anno.
– Università Roma Tre: circa il 74,9% dei laureati magistrali occupati a un anno, in linea con la media nazionale.
– Sapienza Università di Roma: il più grande ateneo d’Italia, mostra tassi occupazionali in linea con le medie nazionali, confermandosi un punto di riferimento sia per l’ampiezza dell’offerta formativa sia per la capacità di collocamento dei propri laureati.
– Altri atenei del Lazio (Cassino, Tuscia): mostrano trend occupazionali coerenti con le medie regionali e nazionali, pur senza dati dettagliati pubblici.
Il mismatch
Un aspetto critico riguarda l’insieme dei laureati italiani:
– a un anno, il 39,3% dei triennali e il 31,9% dei magistrali lavora in posizioni che non richiedono formalmente la laurea;
– a cinque anni, la percentuale scende ma resta significativa (32,5% e 25,4% rispettivamente).
Focus: le lauree in Scienze della Terra e Scienze Geologiche
Il quadro occupazionale dei laureati in Scienze della Terra (classi L-34 triennale in Scienze geologiche, LM-74 Scienze e tecnologie geologiche, LM-75 Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio, LM-79 Scienze geofisiche) presenta caratteristiche proprie, spesso poco valorizzate nei resoconti nazionali.
– Laurea triennale (L-34): il titolo viene vissuto soprattutto come passaggio intermedio. A un anno, il 71% dei laureati non lavora ed è già iscritto a un corso magistrale, mentre un ulteriore 13,5% lavora e studia contemporaneamente. Quasi il 60% considera la triennale poco o per nulla efficace rispetto al lavoro.
– Lauree magistrali (LM-74, LM-75, LM-79): circa il 77% dei laureati trova lavoro entro un anno, percentuale che sale a quasi il 90% a cinque anni. Il primo impiego arriva in media dopo 7–8 mesi. A un anno il 30% lavora in istruzione e ricerca, il 18% nelle costruzioni/edilizia (in calo all’11% dopo cinque anni). A cinque anni, il 44% lavora come dipendente a tempo indeterminato, mentre il 18% esercita come libero professionista o autonomo. I redditi passano da 1.300 € netti/mese a un anno a circa 1.600 € a cinque anni. Il 74% dei laureati LM-74 e l’81% dei LM-79 considerano la laurea efficace per il lavoro svolto.
Retribuzioni a confronto: geologi e altre professioni tecniche
Se si osservano le retribuzioni, i laureati in Scienze Geologiche partono in media con valori compresi tra 1.400 e 1.800 euro netti al mese, a seconda dell’esperienza e del settore di inserimento. Si tratta di cifre inferiori rispetto a quelle percepite da alcuni professionisti tecnici affermati, ma comunque allineate a profili affini.
Gli architetti, ad esempio, si collocano su una fascia retributiva attorno ai 1.700 euro mensili, dunque leggermente superiore a quella dei geologi. Ancora più marcato il divario con gli ingegneri civili, che arrivano a guadagnare in media intorno ai 1.900 euro netti al mese, grazie anche a una domanda costante nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture. Diverso invece il caso degli ingegneri ambientali, i cui stipendi medi si fermano intorno ai 1.450 euro mensili, un livello molto vicino a quello dei geologi.
In sintesi, la professione del geologo si colloca in una posizione intermedia: guadagni generalmente più contenuti rispetto ad architetti e ingegneri civili, ma in linea con le figure tecniche che operano nel campo ambientale. La prospettiva di crescita, inoltre, è significativa: nel medio periodo, con esperienza e specializzazione, le retribuzioni dei geologi tendono ad avvicinarsi a quelle degli altri professionisti tecnici, soprattutto in settori legati alla gestione del territorio e alla prevenzione dei rischi naturali.
Geologia: una laurea da rivalutare tra i percorsi “vincenti”
In conclusione, spesso penalizzata nei confronti di altri corsi “sicuri”, la Geologia merita invece un pieno riconoscimento. La laurea magistrale consente di raggiungere tassi occupazionali paragonabili ad altre discipline considerate “forti” (circa il 90% a cinque anni), con una solida distribuzione tra lavoro dipendente e autonomo.
Va inoltre sottolineata la natura mista del lavoro geologico: accanto al lavoro dipendente stabile (44% a tempo indeterminato dopo cinque anni), il 18% esercita come libero professionista, portando la quota di occupazione consolidata attorno all’80%.
Oltre agli indicatori numerici, è fondamentale richiamare il ruolo strategico del geologo per il Paese: difesa del suolo, gestione dei rischi naturali, pianificazione territoriale, tutela delle risorse idriche e minerarie, supporto alla transizione energetica. Si tratta di ambiti cruciali per la sicurezza delle comunità e per uno sviluppo ordinato e sostenibile del territorio, nei quali la domanda di competenze è destinata a crescere. In questo contesto, la figura del geologo conferma il suo ruolo di presidio tecnico e scientifico irrinunciabile.
Per tutte queste ragioni mi aspetto che, nei prossimi contributi giornalistici, la Geologia venga inclusa a pieno titolo negli elenchi delle lauree che offrono prospettive solide e immediate di inserimento professionale. Troppo spesso penalizzata nei confronti di altri corsi considerati “sicuri”, la Geologia merita invece un pieno riconoscimento che ormai non può più attendere.
Geol. Simonetta Ceraudo
Presidente Ordine dei Geologi del Lazio
Fonti
AlmaLaurea – Rapporto 2025 sulla condizione occupazionale dei laureati
Rapporto CRESME – Il mercato della geologia in Italia
Università di Pisa – Dati occupazionali e retributivi dai comunicati ufficiali
Università della Calabria (Unical) – Dati occupazionali e soddisfazione dei laureati
Università di Roma Tor Vergata – Dati AlmaLaurea su corsi magistrali
Università Roma Tre – Statistiche occupazionali AlmaLaurea
Sapienza Università di Roma – Dati generali di occupazione e collocamento
Università di Cassino e del Lazio Meridionale – Tendenze occupazionali (AlmaLaurea)
Università della Tuscia (Viterbo) – Tendenze occupazionali (AlmaLaurea)
Indeed, Jobbydoo, Talent.com, Pedago.it – Stime retributive per geologi, architetti, ingegneri civili e ambientali
Articoli stampa nazionale (Rainews, Unione Ingegneri, Economia Italia, Lum.it) – Confronti su retribuzioni e settori occupazionali