C’era un piezometro da queste parti!
di: Giampiero Gabrielli“Facciamo un piezometro!”
“Ma sì, facciamone tre!”
“C’era un piezometro da queste parti, me lo ricordo!”
Questo non vuole essere un articolo esplicativo di come investigare gli acquiferi, di come ricostruire la superficie piezometrica della falda o di come posare in maniera corretta una rete di monitoraggio; questo è un appello, una preghiera rivolta a tutti i lavoratori del settore.
Il piezometro, oltre a essere un “misuratore di pressione avente lo scopo di misurare il carico idraulico di una falda a una certa profondità”, è un punto di debolezza degli acquiferi, un indebolimento delle falde che vogliamo monitorare e/o tutelare. Molto spesso, forse troppo, si rinvengono pozzi di monitoraggio che erano letteralmente dimenticati, di conseguenza non controllati. Il piezometro, essendo un link diretto tra il piano campagna e la falda, va considerato come un vettore che potrebbe facilitare una contaminazione.
I piezometri sono quindi delle strutture che, anche se fondamentali per descrivere l’idrogeologia di un’area o di un sito, devono mantenere una loro capacità isolante nel tempo, fino al loro eventuale tombamento.
Oltre a essere di differenti diametri, sappiamo bene che i piezometri, a seconda del punto che viene scelto per la posa in opera, possono essere posizionati sotto il livello del piano campagna, quindi per esempio con pozzetti in calcestruzzo e chiusini carrabili, oppure al di sopra, protetti da appositi pozzetti fuori terra generalmente di colore rosso.
I primi sono ritenuti dal sottoscritto i più pericolosi, da una parte perché non essendo facilmente visibili sono i più esposti a dimenticanze, dall’altra perché, essendo a una quota inferiore del piano campagna, sono anche soggetti a eventuali convogliamenti di acque superficiali con possibili riempimenti dei pozzetti. Qui apro una brevissima parentesi: capita che, durante la posa del tubo in pvc di un piezometro, questo “risalga”, e quindi tutti i conteggi relativi al suo posizionamento verticale, saltino; conseguenza diretta è la “segatura” del tubo e l’installazione di un tappo a pressione, e questa tipologia, a differenza di quelli a vite, è maggiormente esposta a usura.
Anche i piezometri fuori terra hanno le loro criticità, soprattutto quando le aree sono soggette a sfalcio; quando la vegetazione supera l’altezza del pozzetto, capita spesso che questi vengano tranciati, con conseguente rottura del tubo in pvc. Si consiglia, per questa tipologia, l’installazione contestuale di paline segnalatrici di un’altezza adeguata e di un colore ben visibile.
Concludendo, affrontiamo lo studio idrogeologico di un sito predisponendo una cartografia chiara delle indagini eseguite e segnalando i punti di monitoraggio, in modo che niente venga lasciato alla “memoria storica” del sito. Pensiamo a una cartellonistica e a una segnaletica di riferimento che possa indicare questi punti anche ai non addetti ai lavori, e facciamo in modo che queste indicazioni durino nel tempo. Effettuiamo, infine, un monitoraggio periodico per valutare lo stato di conservazione di queste strutture.