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Vermicino ’81, Anno Zero

di: Giuseppina Bianchini
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Il 28 maggio 2021, Società Geologica Italiana (Sezione di Storia delle Geoscienze), ISPRA, Città Metropolitana di Roma Capitale e OGL hanno co-organizzato un evento online dal titolo “VERMICINO ’81, Anno Zero – La conoscenza geologica del sottosuolo per la sicurezza del territorio e la protezione civile”. Sono passati 40 anni dall’evento drammatico di Vermicino, frazione del Comune di Frascati (Roma), una triste circostanza che ha portato ad una rivoluzione culturale di un intero Paese, obbligandolo ad una trasformazione non più procrastinabile sui temi della sicurezza del territorio, della prevenzione dei rischi e della gestione delle emergenze.

Il vero promotore del Convegno è stato il Dott. Alessio Argentieri, dirigente di Città Metropolitana di Roma Capitale, che è riuscito a riunire tutte le istituzioni ed i professionisti presenti al Convegno (fig 1).

Dopo l’apertura dei lavori del Presidente OGL, Tiziana Guida, si sono susseguiti gli interventi degli esponenti istituzionali invitati:

  • Teresa Maria Zotta: Vice Sindaco Città Metropolitana di Roma Capitale;
  • Sandro Conticelli: Presidente Società Geologica Italiana
  • Arcangelo F. Violo: Presidente Consiglio Nazionale Geologi
  • Marco Amanti: Dirigente Ispra Servizio Geologico d’Italia
  • Antonio Annecchini: Corpo Nazionale Vigili Del Fuoco
  • Antonio Colombi: Agenzia Regionale di Protezione Civile Del Lazio.

I loro interventi hanno attestato l’importanza della conoscenza geologica del territorio ai fini dell’attività della sicurezza e della prevenzione; conoscenza che si completa, oltre che con la cartografia geologica, anche attraverso l’analisi dei dati in digitale con database importanti, come quelli messi a disposizione da ISPRA, a cui concorrono tutti i professionisti. Tutti, coralmente, hanno evidenziato la mancanza sia di una solida pianificazione territoriale capillare sul nostro territorio, sia del concetto di sicurezza.

La prima sessione del Convegno, “contesto storico e testimonianze”, coordinata dalla scrivente, si è aperta con l’intervento di Alessio Argentieri, geologo dirigente della Città Metropolitana di Roma Capitale, il quale ha messo in evidenza il concetto tecnico del pozzo artesiano e la scarsa informazione di cultura scientifica nella sicurezza. Inoltre, ha menzionato il “Tavolo tecnico per l’esplorazione del sottosuolo nell’area metropolitana di Roma Capitale”, istituito nel 2020 di concerto con l’OGL e con la partecipazione di soggetti pubblici e privati.

La sessione è proseguita con il collega Paolo MARCHILI, appartenente al Corpo Nazionale Vigili del Fuoco, che ha riportato un fatto realmente accaduto ed indicato come viene gestito attualmente il soccorso tecnico urgente all’interno di pozzi.

Di seguito, è intervenuto Piero Moscardini che, all’epoca dell’evento di Vermicino, era nel Corpo Nazionale dei Vigili Del Fuoco. Con la sua testimonianza ha denunciato l’inadeguatezza tecnica per l’assenza di mezzi idonei a perforare le litologie presenti nel sito e, soprattutto, ha evidenziato la mancanza di organizzazione, di conoscenza e di cooperazione tra le diverse competenze. Successivamente, è intervenuta la collega Laura Bortolani, che nel 1981 era una giovane geologa volontaria del soccorso speleologico ed era presente a Vermicino durante le ore del soccorso, la quale ci ha riportato indietro nel tempo, presentando una dettagliata cronistoria, dalla notte dell’11 giugno al 13 giugno, sia a livello tecnico sia a livello sociale. Ci rivela che non era stata interpellata in veste di geologa, ma come speleologa, e quando consigliò di studiare la stratigrafia della zona, rimase inascoltata. Ha concluso, annotando che c’è stata la mancanza di un fermo ragionamento per timore di perdere tempo nei soccorsi; di fatto, la non conoscenza del sottosuolo, per la mancata presenza di un geologo, condusse ad una valutazione errata dei tempi di scavo, con conseguente ritardo nei soccorsi.

La sessione è proseguita con il Prof. Elvezio Galanti, che ha messo in evidenza il problema del coordinamento delle diverse specializzazioni, sia durante il terremoto dell’Irpinia del novembre 1980, che ha coinvolto una vasta area con circa 3.000 vittime, sia nell’evento di Vermicino, dove in un pozzo in un’area ristrettissima perse la vita Alfredo Rampi. Il Prof Galanti ha successivamente esposto il dibattito che si avviò nei primi anni ’80 e che coinvolse il mondo del volontariato, della politica, della scienza e della popolazione. Ha poi ricordato l’idea del politico Giuseppe Zamberletti, che diede l’impulso alla costituzione della Protezione Civile; quest’ultima non doveva essere un nuovo Ministero ma un servizio coordinato nelle fasi di prevenzione, emergenza e ripristino in capo alla Presidenza del Consiglio. Capì, anche, che la PC non si governa da Roma, ma si presiede con gli Enti regionali, provinciali e comunali; l’idea politica di Zamberletti raggiunse l’acme con l’approvazione della Legge del 24 febbraio 1992, n. 225 che istituì, di fatto, il Servizio Nazionale della Protezione Civile. Oltre a questa importante istituzione, ci fu una trasformazione nell’organizzazione del volontariato ed un confronto con la comunità scientifica che portò ad investire nella ricerca per la riduzione dei rischi. Oggi, l’ultimo muro da superare è l’impostazione di una cittadinanza attiva, che riguarda personalmente noi tutti; il cittadino non può delegare la sicurezza totalmente alle istituzioni, ma deve essere parte attiva ed a conoscenza della percezione del rischio, per agire nel migliore dei modi in situazioni di emergenza; qui è emerso il problema della cultura della sicurezza, che ha anticipato la seconda sessione del convegno “la cultura della sicurezza” coordinato dal collega Giovanni De Caterini.

La seconda sessione è stata aperta dalla Dott.ssa Rita Di Iorio, Presidente dell’Associazione Alfredo Rampi, che ha ricordato che l’associazione nasce il 30 giugno 1981 da un evento drammatico, per andare oltre, non per rimuovere, ma per affrontare, elaborare, superare, trovare nuove strategie ed imparare a riconoscere le emozioni per poterle gestire. Conosco, imparo, prevengo, soccorro, sono le parole che illustrano la filosofia della pratica della prevenzione messa a punto dall’Associazione Rampi. In questi 40 anni la collaborazione dell’associazione con la PC, con le PA, con le scuole e con il volontariato è stato il perno del lavoro svolto. Questo atteggiamento è la divulgazione della cultura della sicurezza alla base dalle scuole, per i cittadini del futuro.

Il convegno è proseguito con l’intervento di Luca Cari, responsabile della comunicazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, il quale ha sottolineato che dal 13 giugno 1981 è cambiato il modo di comunicare. Ricorda che l’evento di Vermicino fu seguito da oltre 20 milioni di italiani. Naturalmente da questa storia è scaturita una riflessione sul comportamento e sulla divulgazione dell’informazione. Il Dott. Giancarlo Abete negli anni ‘80 è stato il relatore del provvedimento di Legge 464/1984 (Norme per agevolare l’acquisizione da parte del Servizio geologico della Direzione generale delle miniere del Ministero dell’Industria, del commercio e dell’artigianato di elementi di conoscenza relativi alla struttura geologica e geofìsica del sottosuolo nazionale.); in quel periodo era alla sua seconda legislatura nella Commissione Industria. Il provvedimento fu presentato durante il Governo Craxi dal Ministro dell’industria Altissimo, perché il Servizio Geologico era uno dei servizi della direzione generale delle miniere dell’industria del commercio e artigianato. La legge 464 divenne operativa nell’agosto del 1984, ed è una normativa che deve interessare tutti i cittadini, perché la sicurezza e la trasparenza riguarda tutti indistintamente.

La parola è stata poi data al collega Roberto Troncarelli, consigliere CNG ed ex presidente dell’OGL, il quale ha fatto un veloce excursus sulla evoluzione della normativa nei riguardi del tema della sicurezza, della esplorazione del sottosuolo e del ruolo del geologo, ad ha concluso menzionando il Tavolo tecnico per la sicurezza nella esplorazione del sottosuolo, che si prefigge di improntare un protocollo di sicurezza in ambito urbano da sottoporre alle imprese, ai professionisti partecipanti, prima di iniziare i lavori di perforazione al fine di evitare eventuali rischi.

Di seguito, il Dott. Gino Longo, Presidente ANIPA (Associazione Nazionale Idrogeologia, Pozzi per acqua, Geotermia) ha dato il suo punto di vista da parte delle imprese per la sicurezza nell’esecuzione dei pozzi. Uno dei principali obiettivi dell’associazione è di diffondere e promuovere una cultura tecnica scientifica. L’incolumità degli operatori è importante e va salvaguardata, ma bisogna tener presente la tutela, sia del sottosuolo, sia delle acque, oltre che considerare l’impatto del volume estratto e l’interazione con le strutture vicine. Naturalmente c’è molta differenza se si opera in aperta campagna o in contesto urbano; per ovviare alle problematiche esposte sono da considerarsi prioritarie le caratteristiche geologiche dell’area in studio e progettuali del pozzo, compresa la tecnica di escavazione.

Il Dott. Longo ha concluso mettendo l’accento sulla conoscenza, la competenza e l’individuazione delle criticità per la gestione della sicurezza, tenendo presente il percorso legislativo. Di rilevanza è avere una banca dati, la più diffusa ed esaustiva possibile. Inoltre il relatore ha denunciato l’appesantimento burocratico, cui sono sottoposte le aziende, che non aumenta la sicurezza, ma obera di lavoro le imprese perdendo di vista i veri obbiettivi.

Ultimo relatore in locandina è stato il Dott. Italo Cipolloni, Presidente ANISIG (Associazione Nazionale Imprese specializzate in Indagini Geognostiche), il quale ha denunciato la poca corresponsabilità tra le imprese esecutrici e la stazione appaltante, la difficoltà per le stazioni appaltanti ad inserire tra i lavori le indagini geologiche come prestatori di servizi e non come impresa, la sicurezza negli appalti che è calcolata in percentuale senza entrare nel merito della problematica logistica ed operativa, l’inadeguatezza dei prezziari nella gestione della sicurezza, la carenza della reperibilità delle carte dei sottoservizi che non sono adeguate ed aggiornate. Infine ha chiuso, sottolineando che la sicurezza è affidata ai costi ed alla responsabilità della società esecutrice, ma non aiuta ad ottemperare tutti gli oneri.

Il Prof. Roberto Mazza, professore associato del Dipartimento di Scienze Roma Tre, ha concluso il seminario, mettendo in evidenza la mancanza di una banca dati esaustiva per i sottoservizi e la centralità della mappatura di questi nei confronti della sicurezza. Ha ricordato poi che il sistema informativo delle infrastrutture SINFI del Ministero dello Sviluppo Economico ancora non è a pieno regime.

Vi è stato un ultimo intervento, quello di Marco Pantaloni, Primo Tecnologo presso il Servizio Geologico d’Italia – ISPRA, che ha ribadito, che anche il possesso di una cospicua quantità di banche dati non è sufficiente se non unita da una struttura nazionale che gestisca le informazioni del sottosuolo, in quanto i Big Data richiedono tecnologie in grado di estrarne i valori, per poterli analizzare e gestire.

Personalmente, ho evidenziato che la parola “sicurezza” è stata onnipresente in ogni intervento. La derivazione latina è “sine cura” cioè senza preoccupazione. Per riportarla nel nostro contesto, significa conoscere lo sviluppo di un sistema affinché non generi danni. Solo una conoscenza di tipo scientifico può garantire una valutazione della sicurezza che, tra l’altro, non sarà mai totale, in quanto, perché lo sia, si dovrebbe avere un’assenza di rischi in senso assoluto, che è impossibile da raggiungere. Molto è stato fatto in 40 anni e molto ancora c’è da fare. L’impegno di noi professionisti sta nella presa di responsabilità del nostro operato e nel continuare ad apprendere, per l’accrescimento della nostra conoscenza professionale.

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