Revisione PNRR da 14 miliardi: più flessibilità per digitale, dissesto e infrastrutture
di: Giampiero GabrielliLa proposta di revisione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) presentata dal governo italiano prevede un riassetto da 14 miliardi di euro, pari a circa il 7 % della dotazione complessiva che resta fissata a 194,4 miliardi. Il senso della rimodulazione è quello di garantire maggiore flessibilità nell’attuazione, evitando la perdita di fondi per progetti che non sarebbero completabili entro le scadenze originarie.
La leva principale della revisione è costituita dalle facility, strumenti finanziari gestiti da soggetti come Cassa Depositi e Prestiti (CDP) o Invitalia. Queste strutture consentono di estendere i termini di realizzazione di progetti ritenuti strategici, senza compromettere il finanziamento. Tra le misure che verranno sottoposte a questi “tempi supplementari” ci sono i progetti digitali, con l’estensione dei lavori per collegare alla banda ultralarga circa 700.000 civici attualmente scoperti, gli studentati universitari, di cui una quota consistente dei 60.000 posti previsti non potrà essere completata entro giugno 2026, le infrastrutture idriche e gli interventi contro il dissesto idrogeologico che avranno un prolungamento dei termini di 18 mesi, oltre a iniziative legate alla transizione energetica come agrivoltaico, biometano e comunità energetiche.
Al momento il piano include 447.065 progetti: di questi, 294.597 sono già conclusi, 28.128 sono in fase di conclusione e 106.214 sono in corso. Complessivamente circa il 96 % dei progetti sono o conclusi o in corso di attuazione. Secondo i dati del governo, oltre 192,2 miliardi sono già stati impegnati, cioè vincolati a specifici interventi. È importante evidenziare che questa revisione non comporta una riduzione della dotazione complessiva, che resta pari a 194,4 miliardi.
Dal punto di vista delle infrastrutture territoriali, la revisione introduce un ridimensionamento delle scadenze più vicine per dare respiro amministrativo e tecnico ai soggetti attuatori locali, una riallocazione verso interventi considerati più urgenti o realizzabili e una maggiore attenzione ai progetti già avviati che rischierebbero altrimenti di restare incompiuti. Per il settore della geologia applicata questo scenario può tradursi in tempi più ampi per le attività di progettazione idrogeologica e mitigazione del dissesto, in spazi di riprogrammazione per aree dove le procedure ambientali o autorizzative hanno rallentato l’inizio dei lavori e nella necessità di un più stretto coordinamento tecnico tra enti locali, progettisti e monitoraggio per garantire che le estensioni non riducano la qualità complessiva degli interventi.