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Elezioni del Consiglio Nazionale dei Geologi: una partecipazione storicamente disomogenea tra le regioni

di: Giampiero Gabrielli
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Guardando ai dati delle ultime elezioni del Consiglio Nazionale dei Geologi, emerge un quadro ormai ricorrente: la partecipazione al voto tra noi iscritti continua a essere molto diversa da regione a regione. In particolare, il Sud resta l’area dove ci sono più colleghi che si attivano e votano, mentre in gran parte del Centro-Nord l’affluenza si mantiene più bassa.

Percentuale di votanti per singola regione alle elezione CNG del 2020

I numeri parlano chiaro: Sicilia e Campania guidano con, rispettivamente, 793 e 695 votanti. Calabria (357) e Abruzzo (278) seguono, poi Puglia (248), Sardegna (235), Lombardia (219), Emilia Romagna (213), Basilicata (202) e Lazio (185). Il resto delle regioni presenta numeri progressivamente più bassi: Marche (134), Toscana (131), Veneto (115), Molise e Piemonte (entrambi 93), Trentino Alto Adige (52), Umbria (44), Friuli Venezia Giulia (28), Liguria (19) e Valle d’Aosta (6).

Se osserviamo il dato degli iscritti oggi, il panorama resta variegato: Sicilia, Campania e Toscana sono le regioni con più iscritti, seguite da Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna. In Valle d’Aosta, Molise, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige il numero di iscritti è invece molto più ridotto.

Per farsi un’idea delle differenze, può essere utile mettere in relazione i votanti del 2020 con gli iscritti attuali (sapendo che non si tratta della stessa popolazione e che i dati vanno letti in chiave generale). Il risultato conferma una partecipazione più alta, in proporzione, nelle regioni del Sud, mentre alcune realtà del Centro-Nord come Liguria, Trentino Alto Adige, Lazio e Toscana mostrano una partecipazione decisamente più limitata.

Questo non è un fenomeno nuovo, ma si ripete da tempo. Il punto resta: una partecipazione disomogenea rende più fragile il legame tra rappresentanti e rappresentati. Un collega eletto con il sostegno di pochi iscritti si trova inevitabilmente in una posizione meno forte, sia nel rapporto con chi lo ha scelto sia nella responsabilità verso tutta la comunità professionale.

Non si tratta solo di numeri. La partecipazione alle elezioni è uno dei pochi momenti in cui possiamo incidere sulle scelte che orientano il lavoro del Consiglio Nazionale. Quando l’affluenza è bassa, si rischia che le istanze del territorio restino inascoltate e che il dialogo tra eletti e iscritti si indebolisca ulteriormente.

Riflettere su questi dati può essere uno spunto utile per tutti noi. Incrementare la partecipazione non è soltanto una formalità: significa dare valore al nostro ruolo, rafforzare il confronto tra colleghi e costruire una rappresentanza davvero efficace.

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