Equo compenso negli appalti pubblici: nuove regole per una maggiore tutela delle professioni tecniche
di: Giampiero GabrielliLe recenti modifiche al Codice dei contratti pubblici, approvate in via definitiva dal Consiglio dei ministri il 23 dicembre 2024, introducono numerosi correttivi che spaziano dalla digitalizzazione delle procedure alla valorizzazione della qualità nei criteri di aggiudicazione. Tra queste, spiccano le disposizioni sull’equo compenso, un tema cruciale per garantire la sostenibilità economica delle prestazioni professionali.
Tra le molteplici novità, l’attenzione si concentra sull’invariabilità del compenso, che diventa un elemento centrale per promuovere stabilità e qualità nelle gare pubbliche. Per gli affidamenti superiori a 140.000 euro, è previsto che il 65% dell’importo complessivo posto a base di gara (comprensivo di compensi, spese e oneri accessori) non sia soggetto a ribasso. La restante quota del 35% può invece essere oggetto di competizione economica, secondo criteri definiti dalla stazione appaltante.
Per gli affidamenti di importo inferiore alla soglia dei 140.000 euro, la percentuale del compenso invariabile sale all’80%, lasciando solo il 20% disponibile per eventuali ribassi. Questa regolamentazione si applica, in particolare, ai servizi di ingegneria e architettura, a tutela delle competenze specialistiche coinvolte.
Le stazioni appaltanti, nell’attuare queste disposizioni, devono utilizzare i parametri specificati nell’allegato I.13 del decreto. Il nuovo approccio punta a garantire non solo il miglior rapporto qualità/prezzo, ma anche una maggiore equità economica, riducendo il rischio di ribassi eccessivi che potrebbero compromettere la qualità delle opere o dei servizi richiesti.
Queste disposizioni, insieme agli altri interventi introdotti dal decreto, segnano un passo importante verso la valorizzazione delle professioni tecniche e la trasparenza nelle gare pubbliche, promuovendo un sistema più equilibrato e sostenibile per tutti gli operatori economici coinvolti.