Vacanze che contano: una proposta concreta per i figli dei professionisti
di: Giampiero GabrielliQuando si parla di welfare, il pensiero corre subito a sostegni economici o servizi sanitari. Eppure esiste un ambito fondamentale, spesso trascurato, che riguarda la vita quotidiana delle famiglie: il tempo libero dei figli. Da qui nasce una proposta: perché non pensare, nei periodi di chiusura scolastica, a soggiorni educativi e ricreativi dedicati ai figli degli iscritti EPAP?
D’estate o d’inverno, molte famiglie si trovano davanti alla stessa domanda: come organizzare le giornate dei propri figli? Un’opportunità di soggiorno, al mare o in montagna, in strutture sicure e ben organizzate, può rappresentare una risposta concreta. Non si tratterebbe solo di vacanze, ma di esperienze capaci di stimolare socialità, curiosità e autonomia. Attività sportive, laboratori, escursioni, giochi all’aria aperta: tutto accompagnato da personale qualificato, con attenzione particolare alla sicurezza, all’inclusione e alla sostenibilità.
Per rendere l’iniziativa accessibile, si potrebbe prevedere un contributo dell’ente previdenziale a sostegno delle famiglie, calibrato su parametri oggettivi come il reddito o la composizione del nucleo familiare. Così si offrirebbe un aiuto concreto nei periodi in cui la scuola si ferma, garantendo al tempo stesso esperienze formative ai ragazzi.
Ma c’è di più: un progetto di questo tipo diventerebbe anche occasione per rafforzare i legami tra gli iscritti EPAP. Soggiorni condivisi tra figli di agronomi, forestali, chimici, fisici e attuari offrirebbero un contesto unico di incontro e conoscenza reciproca, trasformando una soluzione di welfare in uno strumento di integrazione reale tra le diverse anime della categoria.
Oltre all’utilità immediata, questa proposta potrebbe avere ricadute positive sul piano relazionale. Aiuterebbe i genitori a conciliare i tempi di lavoro con le esigenze familiari e contribuirebbe a costruire una comunità più coesa, valorizzando il ruolo dell’ente anche oltre le sue funzioni tradizionali.
Non si tratta di sostituire le misure di previdenza e assistenza già esistenti, ma di aggiungere un tassello, in linea con una visione moderna e inclusiva del welfare, capace di riconoscere i bisogni reali delle famiglie professionali.
Si potrebbe partire in piccolo, con una fase sperimentale: alcune strutture selezionate, un numero limitato di ragazzi, la raccolta di feedback. Questo permetterebbe di verificare sul campo l’efficacia dell’iniziativa, ascoltare le esigenze e valutare i costi. Poi, se l’esperienza funziona, si potrà pensare a una diffusione più ampia.
In fondo, questo è un invito. Un appello aperto a chi crede che anche il tempo libero, anche l’estate o l’inverno dei più giovani, possano essere occasione di crescita e incontro. Investire nei figli dei professionisti significa investire nella comunità. E, in questo caso, significa anche creare nuove connessioni tra persone che, pur appartenendo a mondi diversi, condividono lo stesso orizzonte.
Per questo motivo, questo appello è rivolto soprattutto ai futuri rappresentanti EPAP: il loro contributo sarà fondamentale per tentare di trasformare questa idea in un progetto concreto, anche se non di semplice attuazione.