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CAM e DNSH: Sostenibilità ambientale e obblighi normativi nelle opere pubbliche

di: Giampiero Gabrielli
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I Criteri Ambientali Minimi (CAM) rappresentano un elemento cardine per garantire la sostenibilità ambientale negli appalti pubblici, promuovendo l’uso di tecnologie e materiali a basso impatto ambientale. Questi criteri sono stati introdotti con il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) del 2017, ai sensi dell’articolo 34 del D.Lgs. 50/2016 (Codice degli Appalti), e successivamente aggiornati per rispondere alle crescenti esigenze ambientali e normative dell’Unione Europea. Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 36/2023, che ha sostituito il precedente Codice, l’obbligatorietà dei CAM è stata ulteriormente rafforzata, rendendoli centrali nel ciclo di vita degli appalti pubblici.

I CAM stabiliscono i requisiti ambientali da rispettare nella progettazione, costruzione e gestione delle opere pubbliche. Tra i principali aspetti tecnici richiesti dai CAM vi sono: l’uso di materiali riciclati o provenienti da fonti rinnovabili, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, l’efficienza energetica delle strutture, la gestione sostenibile dei rifiuti e l’ottimizzazione delle risorse idriche. Nell’ambito delle costruzioni edili, ad esempio, il Decreto CAM Edilizia del 11 ottobre 2017 stabilisce che almeno il 15% del peso totale dei materiali da costruzione utilizzati deve provenire da materiali riciclati o recuperati, limitando l’uso di risorse vergini.

Uno dei punti chiave per l’applicazione dei CAM è la fase del Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica (PFTE), prevista dall’articolo 23 del Codice degli Appalti. In questa fase preliminare, i requisiti CAM devono essere già integrati per assicurare che il progetto rispetti le normative ambientali e risulti sostenibile lungo tutto il ciclo di vita dell’opera. Questo implica la selezione di materiali ecocompatibili, la pianificazione di un’efficiente gestione dei rifiuti e la riduzione dei consumi energetici.

Un aspetto essenziale è il collegamento tra CAM e il principio DNSH (Do No Significant Harm), introdotto nel contesto del Green Deal Europeo e normato dal Regolamento (UE) 2020/852. Il DNSH richiede che qualsiasi progetto o intervento finanziato dall’Unione Europea non arrechi danni significativi a nessuno dei sei obiettivi ambientali stabiliti dalla tassonomia europea: mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile delle risorse idriche, transizione verso un’economia circolare, prevenzione dell’inquinamento e protezione della biodiversità. Tale principio è diventato centrale per accedere ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rendendo imprescindibile la conformità sia ai CAM che al DNSH.

Nel dettaglio, per garantire la conformità al DNSH, le opere pubbliche devono dimostrare che non impattano negativamente sugli ecosistemi naturali, le risorse idriche e la biodiversità, oltre a minimizzare le emissioni di gas serra. Questo richiede una valutazione tecnica approfondita del progetto, che consideri la gestione dei suoli, il controllo delle emissioni, la qualità dell’aria e il trattamento delle acque reflue.

La gestione dei materiali da costruzione e degli scavi è un altro punto cruciale, specialmente in contesti ad alta vulnerabilità ambientale. La normativa CAM impone l’utilizzo di tecniche di contenimento per limitare la dispersione di inquinanti e la gestione sostenibile dei materiali derivanti dagli scavi, come stabilito anche dal Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006), in particolar modo per quanto riguarda il recupero e il trattamento dei materiali da demolizione e costruzione.

Inoltre, la progettazione deve tener conto del Piano di Gestione dei Rifiuti di Costruzione e Demolizione, come stabilito nei CAM, che richiede una quota minima del 70% in peso di rifiuti non pericolosi derivanti da tali attività da destinare a riciclaggio e recupero. Questo si allinea con l’obiettivo di promuovere un’economia circolare, limitando l’uso di risorse vergini e riducendo la produzione di rifiuti.

La necessità di includere valutazioni ambientali complete e di utilizzare tecnologie e materiali che rispettino i CAM e il principio DNSH impone ai professionisti tecnici coinvolti nelle opere pubbliche un approccio integrato e multidisciplinare. In tal senso, è essenziale considerare l’interazione tra l’opera e il territorio circostante, valutando i rischi ambientali e le soluzioni tecniche che possano mitigarli, come le strategie per la riduzione delle emissioni di CO2 e l’uso di fonti energetiche rinnovabili.

In conclusione, l’applicazione dei CAM e il rispetto del principio DNSH sono oggi obblighi imprescindibili per la realizzazione di opere pubbliche sostenibili. Questi strumenti non solo impongono un elevato standard di sostenibilità, ma garantiscono che i progetti non danneggino significativamente altri aspetti ambientali, promuovendo un approccio sistemico che integra la tutela dell’ambiente in ogni fase del processo progettuale e costruttivo. Le normative, come il D.Lgs. 36/2023, il Regolamento (UE) 2020/852 e il D.Lgs. 152/2006, rappresentano il quadro giuridico entro cui devono operare i professionisti del settore, assicurando la conformità alle linee guida europee e nazionali in materia di sostenibilità.

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